Fisioterapista & Partita IVA forfettaria: come aprirla per pagare meno tasse

Tutto ciò che devi sapere se vuoi svolgere questa professione in autonomia.

Sono tanti i fisioterapisti che, una volta terminato un periodo di tirocinio, decidono di svolgere questa importantissima professione in proprio.

Ma non è raro nemmeno che un fisioterapista decida di rinunciare al proprio stipendio da dipendente per gestire lavoro e tempo libero a suo piacimento.

A prescindere dalle motivazioni, per svolgere questo ruolo in autonomia è necessario aprire una Partita IVA.

Se cercavi informazioni su come aprire una Partita IVA online, mettiti pure comodo e continua a leggere.

In questo articolo scoprirai come avviare la tua attività da fisioterapista sfruttando uno tra i regimi fiscali più convenienti in Europa.

Come aprire la Partita IVA da fisioterapista.

L’apertura della Partita IVA è un’operazione semplice e assolutamente gratuita.

Per richiederla dovrai recarti presso l’ufficio territoriale dell’Agenzia delle Entrate o scaricare da internet un modulo, il modello AA9/12.

All’interno di questo modulo dovrai inserire una serie di dati, tra cui:

  • dati anagrafici e fiscali;
  • indirizzo della sede della tua attività;
  • il codice Ateco inerente al tuo tipo di attività (per il fisioterapista 86.90.21);
  • il regime fiscale che intendi adottare.

È molto importante presentare questo modulo debitamente compilato di persona, tramite raccomandata A/R o in via telematica entro 30 giorni dall’avvio dell’attività.

Nel giro di pochi giorni – talvolta ne basta uno solo – ti verrà assegnato il numero di Partita IVA e potrai iniziare a emettere fatture.

Compilare la richiesta nel modo giusto è fondamentale per dare inizio alla tua attività col piede giusto: in particolare, dovresti valutare bene la scelta del regime fiscale.

Leggi anche: Quali sono i costi per una Partita IVA forfettaria?

In base alla tua situazione di partenza e possedendo i requisiti per potervi aderire, tra cui quello principale del limite di fatturato annuo di 65.000 €, faresti bene a scegliere una Partita IVA a regime forfettario.

Questo regime fiscale agevolato, infatti, è tra i migliori in Europa e in assoluto il più conveniente in Italia, in quanto consente di accedere a diversi benefici.

Vediamoli insieme!

I vantaggi contabili e gestionali per i fisioterapisti nel regime forfettario.

Il primo vantaggio che caratterizza questo tipo di regime fiscale consiste nell’esonero totale dall’IVA e dalla ritenuta d’acconto.

Ciò significa che quando effettuerai una prestazione, nella fattura non dovrai indicare il prezzo del tuo compenso e aggiungere l’IVA, ma dovrai limitarti a inserire esclusivamente il costo del tuo lavoro

Questo ti permetterà di essere molto più competitivo coi prezzi rispetto ai tuoi concorrenti che operano in regime ordinario o semplificato.

Inoltre, poiché sei esonerato anche dalla ritenuta d’acconto, incasserai sempre il 100% dei tuoi compensi, senza trattenuta alcuna.

Un altro vantaggio della Partita IVA forfettaria riguarda le semplificazioni contabili e gestionali. Infatti, a differenza degli altri regimi fiscali, con il forfettario non dovrai preoccuparti di oneri e procedure burocratiche come:

  • modello ISEE;
  • studi di settore;
  • pagamento IRAP;
  • pagamento delle imposte comunali e regionali;
  • dichiarazioni trimestrali IVA.

Ciò significa che anche per il tuo commercialista ci saranno meno compiti, con un conseguente risparmio sulla parcella.

Ma il vero vantaggio del regime agevolato sta nella tassazione e nei contributi previdenziali.

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Quante tasse e contributi paga un fisioterapista con Partita IVA forfettaria.

Veniamo all’aspetto che sicuramente ti interessa più di ogni altro: le tasse!

Inutile negarlo. Questa parola mette un po’ di preoccupazione a chiunque lavori in proprio o si accinga a farlo.

Se apri la Partita IVA adottando il regime forfettario, tuttavia, questo diventa l’argomento che più di tutti può provocare un bel sorriso sul tuo volto.

Infatti, all’interno di questo regime fiscale, non esistono gli scaglioni IRPEF ma un’aliquota unica, detta sostitutiva.

Per le nuove attività questa aliquota è fissata al 5% per i primi 5 anni mentre dal sesto anno in poi, così come per le attività che effettuano il passaggio da un altro regime fiscale a quello forfettario, sale al 15%.

A prescindere, si tratta di una tassazione decisamente bassa, specie se pensi che negli altri regimi fiscali si parte da un’aliquota minima del 23%.

Per poter calcolare l’imponibile su cui verrà applicata quest’aliquota non sei tenuto a dimostrare i costi sostenuti durante l’anno per poterli scaricare, ma devi attenerti ai coefficienti di redditività stabiliti dallo Stato per ogni attività operante in questo regime fiscale.

In base al coefficiente di redditività, vengono identificati anche i costi forfettari, in valore percentuale del 22% nel caso di un fisioterapista. Per la tua categoria, infatti, lo Stato ha stabilito un coefficiente di redditività del 78%.

Ciò significa che se apri la Partita IVA forfettaria ora, e da qui alla fine dell’anno fatturi 10.000 €, l’importo soggetto a tassazione sarà di 7.800 €.

I restanti 2.200 € verranno detratti automaticamente, in quanto lo Stato ipotizza che quell’importo corrisponda alle tue spese di gestione.

Per un fisioterapista, il discorso è pressoché uguale per quanto concerne il versamento dei contributi: non avendo una cassa previdenziale di riferimento, dovrai iscriverti alla Gestione Separata INPS.

Questa gestione dei versamenti contributivi include un grande vantaggio: non prevede quote fisse, ma versamenti in percentuale del 25,98% sul reddito lordo, che nel regime forfettario si ottiene in base al coefficiente di redditività.

Per chiudere l’esempio coi numeri, su 7.800 € di reddito lordo pagherai il 5% di imposte (390 €) e il 25,98% di contributi INPS (2.026,44 €), per un totale di 2.416,44 €.

Leggi anche: Cosa si può scaricare con il Regime Forfettario? Facciamo chiarezza.

Il commercialista nel regime forfettario.

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A presto
Giampiero Teresi

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