Dal Regime dei Minimi al Regime Forfettario: cosa cambia?

Il Regime dei Minimi è stato sostituito dal nuovo Regime Forfettario. Sono parecchie le differenze tra i 2 Regimi Agevolati, ma è presente anche qualche similitudine. Ha ereditato molte delle caratteristiche del suo predecessore ed oggi rappresenta al momento il Regime Fiscale più conveniente. Analizziamo nello specifico tutte le novità e tutte le uguaglianze e le differenze presenti  tra il Regime dei Min imi ed il Regime Forfettario.

Il Regime dei Minimi non esiste più dal 1 Gennaio 2016. In verità già un anno prima (1 Gennaio 2015) il vecchio Regime Agevolato è stato mandato in pensione salvo poi essere stato reintegrato per sopperire agli errori grossolani presenti nel primo Regime Forfettario

Il Regime Forfettario infatti, è stato introdotto per la prima volta nel 1 Gennaio 2015 con la legge di Stabilità 2015. Questo Regime Fiscale doveva sostituire definitivamente il Regime dei Minimi ma non ha avuto nessun successo a causa di importanti limiti strutturali venuti a galla solo dopo il suo inserimento. Nel 2015 infatti il Regime Forfettario prevedeva limiti di fatturato annuali compresi tra 15.000 e 25.000 Euro: troppo bassi per essere utilizzati in qualsiasi Attività Economica

Regime dei Minimi 2015

Nel 2015 quindi una manovra finanziaria correttiva ha reintrodotto nuovamente il Regime dei Minimi, contemporaneamente al Regime Forfettario, per ovviare temporaneamente agli errori commessi nel Regime Forfettario

Finalmente, il 1 Gennaio 2016, la nuova Legge di Stabilità 2016 ha rivoluzionato il Regime Forfettario rendendolo definito, aumentando i limiti di fatturato tra 25.000 e 50.000 Euro annui a seconda dell’ Attività Economica scelta. Nella stessa data il Regime dei Minimi è stato abolito definitivamente e non è stato più permesso aprire una partita IVA in questo Regime Fiscale

Dal 1 Gennaio 2016 dunque, l’unico Regime Agevolato esistente è il Regime Forfettario

Differenze tra il Regime dei Minimi ed il Regime Forfettario

I due Regimi Fiscali hanno delle differenze sostanziali che li contraddistinguono ma hanno anche molti punti in comune. Di sicuro entrambi sono stati introdotti per agevolare Professionisti, Commercianti ed Artigiani che per la prima volta si affacciano al mondo del lavoro, offrendo loro notevoli vantaggi fiscali e contabili. Hanno rappresentato, e rappresentano tutt’ ora, il Regime Fiscale più conveniente per tutte quelle Attività Economiche in possesso dei requisiti per accedervi. Analizziamo adesso tutte le differenze tra i due Regimi Fiscali, passeremo dopo ad analizzare le similitudini

Regime dei Minimi requisiti di fatturato

I contribuenti che hanno scelto negli anni scorsi il Regime dei Minimi, hanno dovuto rispettare un limite di Fatturato Lordo annuale pari a 30.000 Euro. Era quindi possibile accedere al Regime dei Minimi se non si avesse fatturato più di 30.000 Euro nell’ anno precedente. Bisognava inoltre rientrare in questo limite per tutta la durata del Regime, nel caso contrario si sarebbe stati costretti ad abbandonare il Regime dei Minimi per accedere al più dispendioso Regime Ordinario o Semplificato

Nella versione definitiva del Regime Forfettario invece (dal 1 Gennaio 2016) questi limiti di accesso sono stati stravolti. Sono stati stabiliti infatti limiti di fatturato annuo da rispettare diversi per ogni tipo di Attività Economica. Questi limiti infatti sono adesso compresi tra 25.000 Euro e 50.000 Euro. Ho già scritto un articolo specificando tutti i limiti di Fatturato Lordo annuale per ogni Codice ATECO e puoi trovarlo qui: Regime Forfettario.

Nota bene: nel Regime Forfettario, nonostante i limiti annuali di fatturato siano diversi per ogni Attività Economica, è presente lo stesso requisito di accesso del Regime Dei Minimi: non aver fatturato più di 30.000 Euro nell’ anno precedente. Rispetto al suo predecessore però ha introdotto un ulteriore limite d’ accesso, cioè non aver ricevuto redditi da lavoro dipendente superiori a 30.000 Euro nell’ anno precedente 

Regime dei Minimi 2016: il Regime Forfettario

Dal 2016 quindi il  Regime dei Minimi è diventato Regime Forfettario. Vi è anche un’ altra differenza tra i due.

Nel Regime dei Minimi era prevista una “data di scadenza”. Non potevi usufruire di questo Regime di Vantaggio per tutto il tempo che desideravi, ma potevi sfruttarlo per 5 anni o fino al raggiungimento dei 35 anni di età. Questo significava che un Contribuente poteva aprire la propria Partita IVA ad esempio a 20 anni ed utilizzarla (se rispettava i suoi limiti ogni anno) fino all’ età di 35 anni. Un Contribuente invece che apriva la propria Partita IVA ad esempio a 50 anni poteva usufruire del Regime dei Minimi al massimo per 5 anni

Nel Regime Forfettario invece è stata abolita ogni scadenza ed ogni limite di età. Chiunque, ed a qualsiasi età, può aprire una Partita IVA nel Regime Forfettario (ovviamente rispettando tutte le sue barriere all’entrata), e rispettando i suoi limiti da fatturato avrà la possibilità di utilizzare questo regime per tutta la vita. Una gran bella novità!

Partita IVA minimi e Forfettaria: la tassazione

La percentuale di tassazione IRPEF, detta Imposta Sostitutiva, nel Regime dei Minimi era pari al 5% per tutta la durata del Regime. Questa percentuale naturalmente doveva essere applicata sul Reddito Netto (Fatturato Lordo – Costi)

Nel Regime Forfettario la percentuale di tassazione IRPEF, anche qui Imposta Sostitutiva, è stata innalzata fino al 15%. E’ stata introdotta però una vantaggiosa opzione. Per tutte le nuove aperture di Partita IVA (start-up) questa tassazione è stata ridotta di 2/3 passando così anche qui al 5% per i primi 5 anni. Dunque 5% per i primi 5 anni, dal sesto anno in poi quindi aumenterà all’ aliquota normale del 15%

Nuovo Regime Forfettario 2016: i costi aziendali

La vera novità del Regime Forfettario è data dal calcolo dei Costi Aziendali. Nel Regime dei Minimi, come anche nel Regime Ordinario o Semplificato, il calcolo dei propri Costi Aziendali era dato dalla somma delle fatture di acquisto pagate nell’ anno, ognuno di queste calcolate con una percentuale di detrazione.

Nello specifico nel Regime dei Minimi esistevano 2 percentuali di detrazione:

  • i Costi Aziendali erano scaricabili al 100% (acquisto di materie prime, macchinari, arredamento, spostamenti, pranzi e cene, ecc..)
  • I Costi Promiscui erano scaricabili al 50%. Erano definiti promiscui tutti quei costi affrontati per il proprio lavoro e contemporaneamente utilizzabili per la propria vita privata (scheda carburante, costi relativi all’ auto, abbonamenti cellulare, ecc.)

Bastava quindi sommare tutti gli acquisti effettuati e pagati nell’ anno, applicando loro la giusta percentuale di detrazione, per ottenere il totale dei propri Costi Aziendali

Nel Regime Forfettario invece questa regola è stata stravolta. Sono stati introdotti infatti i Costi Aziendali Forfettari. In praticalo Stato ha deciso una percentuale di costi fissa, in base al tipo di attività svolta, da calcolare sul proprio Fatturato Lordo. Anche sui Costi Aziendali Forfettari ho già scritto un articolo che puoi consultare qui: Calcolo Costi.

In parole povere, nel Regime Forfettario non sarà più rilevante quanto spenderai in un anno per i tuoi Costi Aziendali. Questi infatti sono già stati stabili a tavolino e verranno detratti dal tuo Fatturato Lordo a prescindere da quanti ne effettuerai realmente.

Ne consegue che l’ applicazione dei Costi Aziendali Forfettari sarà vantaggiosa per tutte quelle Attività Economiche che intraprenderanno Costi Aziendali minori rispetto a quelli attribuiti i modo Forfettario. Risulterà invece svantaggioso per tutte quelle Attività Economiche che intraprenderanno Costi Aziendali superiori ai Costi Forfettari, in quanto saranno impossibilitati a scaricarli

Regime dei Minimi e lavoro dipendente

La presenza contemporanea del Regime dei Minimi e lavoro dipendente è un’ altra differenza con il Regime Forfettario.

Il Regime dei Minimi non prevedeva la possibilità di assumere lavoratori dipendenti. Questa possibilità invece è stata introdotta nel Regime Forfettario, anche se limitata a 5.000 Euro lordi annuali. Personalmente penso che questo limite è davvero basso e questo ne limiterà l’ utilizzo per tutti i Professionisti, Commercianti ed Artigiani nel Regime Forfettario

L’ acquisto di Beni Strumentali nel Regime dei Minimi è stato previsto nella quantità di 15.000 Euro negli ultimi 3 anni. I Contribuenti nel Regime dei Minimi avevano dunque l’obbligo di controllare l’ acquisti di Beni Strumentali negli ultimi 3 anni per evitare di superare questo limite e rischiare quindi di essere obbligati ad abbandonare il Regime dei Minimi. Nel Regime Forfettario invece limite dei Beni Strumentali è stato definito in 20.000 Euro nell’ anno precedente

Abbiamo visto nel dettaglio tutte le differenze esistenti tra il vecchio Regime dei Minimi ed il nuovo Regime Forfettario. E’ arrivato quindi il momento di analizzare tutte le similitudini

Regime dei Minimi e nuovo Regime Forfettario: le uguaglianze

La prima grande uguaglianza tra i due Regimi fiscali è l’ esenzione dall’IVA. Anche il Regime Forfettario, come il suo predecessore, quindi è esente IVA. Di conseguenza il Regime Forfettario è esonerato anche dalla Dichiarazione IVA trimestrale e dalla Dichiarazione IVA annuale. E’ necessario però specificare in fattura i termini di legge dell’ esenzione. Infatti è obbligatorio inserire in tutte le fatture la seguente dicitura Operazione fuori campo IVA ai sensi dell’art. 1, commi 54-89, L. 23/12/2014, n. 190

Come nel vecchio Regime dei Minimi,anche nel Regime Forfettario è stata confermata l’ esenzione dall’ IRAP

Nuovo Regime Forfettario Ritenuta d’ Acconto

Altra grande similitudine mantenuta anche nel Regime Forfettario è l’ esenzione dalla Ritenuta d’ Acconto. Tutti i Professionisti che hanno aderito al Regime Forfettario, infatti, sono esenti dall’ applicazione della Ritenuta d’ Acconto nelle proprie fatture. Incasseranno quindi il totale fattura senza alcun tipo di ritenuta. Anche in questo caso sarà obbligatorio inserire il riferimento legislativo in ogni fattura emessa: “Prestazione non soggetta a ritenuta d’acconto ai sensi del comma 5.2 del Provvedimento Agenzia delle entrate del 22.12.2011 n. 185820.”

Regime dei Minimi e Regime Forfettario: le semplificazioni

Oltre ai notevoli vantaggi fiscali, il Regime dei Minimi era dotato di numerose semplificazioni contabili. Queste semplificazioni sono state confermate in blocco anche nel nuovo Regime Forfettario.

  • Esenzione dagli Studi di Settore
  • Esenzione dalla registrazione delle fatture (rimane l’obbligo della numerazione e conservazione)
  • Contabilità Semplificata

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Passiamo adesso ad analizzare un dubbio comune che hanno tutti i titolari di Partita IVA sia nel Regime dei Minimi che nel Regime Forfettario: quanto costa un Commercialista?

Commercialista per Regime Forfettario: quanto costa?

Un Commercialista “classico” per la gestione della Contabilità di un Contribuente titolare di partita IVA nel Regime Forfettario ha una tariffa media che sia agira tra i 1.000 ed i 1.200 Euro annuali.

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Spero di esserti stato utile

A presto
Giampiero Teresi

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8 risposte

  1. Articolo fatto benissimo, complimenti; preciso e semplice nello stesso tempo, l’abilità di semplificare con precisione è rara.

  2. A dicembre 2017 finirò col regime dei minimi e rientrerò in quello forfettario. Faccio il consulente finanziario d’impresa e in questi 5 anni ho seguito, tra le altre, 2 aziende col codice ateco “altre consulenze contabili”. Potrei essere assunto part-time da entrambe, sono commercialista ma non iscritto all’albo. DOMANDE:
    – il limite dei 30.000 euro del regime forfettario si va a cumulare col reddito al lordo da lavoro dipendente (potrei per es. avere un reddito al lordo da lavoro di 25.000 euro e un fatturato da 15.000 euro)?
    – potrei utilizzare un codice ateco diverso da quello utilizzato (adesso il mio maggior fatturato discende da formazione) pur mantenendo il vantaggio fiscale?
    GRAZIE

    1. Buongiorno Pasquale,

      1) il limite dei 30.000 sarà riferito esclusivamente al totale degli incassi con Partita IVA. Potrà quindi incassare ad esempio 30.000 Euro con Partita IA ed avere contemporaneamente un reddito da Lavoro dipendente pari a 25.000 Euro
      Attenzione però: se dovesse superare il limite dei 30.000 Euro con il Lavoro dipendente sarà costretto ad uscire fuori dal Regime Forfettario

      2) Si certo, potrà sostituire il Codice Ateo oppure potrà aggiungerete uno secondario e mantenerli entrambi.

      Se dovesse averne bisogno posso offrirle una Consulenza Gratuita. Mi chiami al mio numero personale 3286481872.

      A presto
      Giampiero Teresi

  3. io pero ancora non ho capito se con il nuovo regime forfettario annulla il vecchio regime dei minimi,cioe io ho aperto nel 2015 con il regime dei minimi e tutte le sue leggi,con il nuovo regime forfettario,abolisce il vecchio che si deve adeguare al nuovo? o fino allo scadere dei 35 anni io sono con il vecchio regime?

    1. Buongiorno Marcella, se lei ha aperto Partita IVA nel Regime dei Minimi potrà continuare ad utilizzarlo fino alla sua naturale scadenza (fino al 5 anno di utilizzo o fino al raggiungimento dei 35 anni di età)

      Una volta “scaduto” il Regime dei Minimi potrà aderire al Regime Forfettario sempre se dovesse possederne i requisiti

      Per qualsiasi dubbio sarò a sua disposizione anche telefonicamente al mio numero personale 3286481872

      A presto

      Giampiero Teresi

  4. ho un’ impresa individuale dal settembre 2014 a regime dei minimi ora la conf artigianato mi ha proposto il forfettario,vorrei capire se ci sono vantaggi o comunque sia la stessa cosa, siccome non ne capisco niente, nemmeno in base a che cosa si calcola irpef le sarei grato se mi spiegasse in termini semplici…

    1. Buongiorno, l’ articolo spiega perfettamente le differenze tra i 2 Regimi fiscali.

      Per qualsiasi dubbio sarò a sua disposizione anche telefonicamente al mio numero personale 3286481872

      A presto

      Giampiero Teresi

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