E’ possibile il regime forfettario con un unico committente?

Molto frequente, è il caso di un titolare di Partita Iva con un unico committente e delle cosiddette false partite Iva. Si tratta, di attività che assomigliano molto a quelle del lavoratore dipendente e che, in presenza di requisiti che vedremo a breve, possono configurare un caso di presunzione di subordinazione.

Un Libero Professionista, infatti, non deve essere mai sottoposto a obblighi di orari fissi o di dover recarsi per forza in una sede fisica senza l’alternativa del lavoro da remoto.

Inoltre, nel Regime Forfettario, è importante al fine di garantire la permanenza all’interno di questo sistema agevolato, non superare un fatturato annuo di 65.000 euro. Senza contare che è indispensabile che la propria attività sia in crescita e possibilmente con più committenti.

Regime Forfettario, come funziona e quali sono i requisiti

Il Regime forfettario 2020 è un sistema fiscale agevolato a cui possono aderire tutte le persone fisiche che esercitano una attività di impresa in Italia, inclusi professionisti, commercianti ed artigiani.

Il vantaggio principale, è nella possibilità di applicare una flat tax al 5% o al 15% sul proprio fatturato e l’esonero da una serie di adempimenti fiscali richiesti in un regime ordinario come l’obbligo della fatturazione elettronica, esonero dall’applicazione della ritenuta d’acconto e dell’Iva.

Vi sono poi dei limiti da rispettare per mantenere i requisiti di adesione al Regime Forfettario. Il primo, ti ho già anticipato in precedenza, riguarda il non superamento di 65.000 euro sul fatturato annuo.

Gli altri due limiti economici, sono invece sul non superamento di 20.000 per le spese sul personale dipendente e il non superamento di 30.000 per redditi da lavoro dipendente o da pensione.

Quest’ultimo punto, da come potrai ben intuire, è fondamentale per il nostro caso e per la possibilità di valutare una collaborazione con unico committente nel Regime Forfettario accanto al proprio lavoro dipendente, mantenendone i requisiti di adesione intatti.

Piccola parentesi: da pochissimi giorni ho pubblicato il mio terzo libro.

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Partita Iva con unico committente: principali differenze tra lavoratore dipendente e autonomo

Quando si parla di Partita Iva con un unico committente, è bene conoscere nel dettaglio la classica differenza tra lavoratore dipendente e lavoratore autonomo.

Il primo, è regolamentato da un apposito contratto di lavoro con un orario di lavoro ben preciso, una sede di lavoro e imposte e contributi trattenuti direttamente in busta paga dal datore di lavoro.

Il libero professionista, invece, non ha alcun contratto di lavoro anche se nel caso di collaborazioni con un unico committente spesso si preferisce mettere per iscritto il proprio contratto di collaborazione.

Inoltre, il libero professionista non è obbligato ad un preciso orario di lavoro o al lavoro in sede. Al riguardo, può infatti optare anche per un lavoro completamente da remoto ed eventuali incontri settimanali in sede in azienda.

Per i pagamenti, non è poi presente una busta paga e il tutto avviene mediante emissione di fattura da parte del professionista. Con riferimento al Regime forfettario, su questa fattura non sarà applicata ne Iva e ne ritenuta d’acconto, previa indicazione all’interno del suddetto documento fiscale.

Laddove non ci sia questo ambito di applicazione ma quanto appena visto per il lavoratore dipendente, si rientra in quei casi di “false Partite Iva”.

I casi di false partita Iva e la regolamentazione prevista dal Jobs Act

Ricapitolando, tra i casi più frequenti di “false partite Iva” vi sono spesso quelle con un unico committente e in cui il libero professionista viene considerato al pari del lavoratore dipendente in termini di lavoro (ad esempio orario fisso e sede fissa) ma senza essere inquadrato contrattualmente con busta paga e contratto di lavoro.

Ecco perché, un importante decreto legislativo numero 81/2015 ovvero il Jobs Act, è intervenuto sulla casistica e con l’introduzione di maggiori tutele per il libero professionista.

In particolare, con questo Decreto si stabilisce che nel caso in cui una collaborazione con un unico committente presenti “una prestazione esclusivamente personale, continuativa, ripetitiva ed organizzata dal committente su luogo di lavoro e orario di lavoro” si rientra nel caso di presunzione di subordinazione.

Quali conseguenze sono previste in questo caso? In primo luogo delle sanzioni da parte del committente e in secondo luogo, un obbligo di assumere il libero professionista in azienda.

Casi in cui è possibile fatturare con un unico committente

In definitiva con il Regime forfettario è possibile collaborare con un unico committente ma è necessaria mantenere intatta la propria libertà organizzativa. Vale a dire che non deve esservi un obbligo sull’orario o sulla presenza in sede, così come deve essere possibile per il professionista di cambiare tale direzione e stipulare eventuali e ulteriori collaborazioni con altri committenti.

Se invece si svolge un lavoro da dipendente in una azienda e nel contempo si ha anche una Partita Iva aperta e con un unico committente, fermo restando l’assenza di vincoli di orari o di postazione, è fondamentale non superare il limite di reddito da lavoro dipendente da 30.000 euro.

Ti sembra tutto molto complicato? Se dovessi avere bisogno di aiuto posso offrirti una Consulenza Gratuita. Ti basterà richiederla sul mio sito www.regime-forfettario.it compilando il form di contatti con tutti i tuoi dati. Sarò io stesso a richiamarti telefonicamente entro qualche ora e cercherò di chiarire tutti i tuoi dubbi.

Esistono, anche casi di esclusione in cui è consentito al libero professionista di emettere fattura su un solo committente. Il motivo? Andare incontro a particolari professioni che per la natura della propria attività potrebbero dover svolgere una sola attività professionale per un unico committente.

Un esempio, sono le prestazioni di membri degli organi di amministrazioni o di controllo delle Aziende, nel caso di collaborazioni previste dal Contratto Collettivo nazionale o tramite apposito accordo sindacale e le prestazioni da parte dei professionisti iscritti in appositi Ordini Professionali.

In quest’ultimo caso rientra ad esempio un Avvocato, Si parte, dalla compilazione e invio nella sede territoriale più vicina o in modo telematico, del modello AA9/12 all’Agenzia delle Entrate. E’ poi da scegliere il Codice Ateco per la propria attività. Nel caso di un Avvocato, potrai utilizzare il codice 69.10.10 per le attività degli studi legali.

Per l’adesione al Regime Forfettario, valgono le stesse regole viste in precedenza sui limiti di fatturato di 65.000 euro. E’ poi da considerare, l’eventuale lavoro dipendente con reddito non superiore ai 30.000 euro e spese non superiori ai 20.000 per il personale dipendente.

Ultimo passaggio, riguarda l’iscrizione alla Cassa Previdenziale Forense per il pagamento dei contributi e che prevede un contributo soggettivo e oggettivo indipendentemente dal regime fiscale scelto.

Costo Commercialista per Regime Forfettario

Un Commercialista “classico” per la gestione della Contabilità di un Contribuente titolare di una Partita IVA per in Regime Forfettario ha una tariffa media impresa tra 1.000 e 1.200 Euro.

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A presto
Giampiero Teresi

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