Bisogna pagare le tasse sulle criptovalute? Ecco come stanno le cose

Come funziona la tassazione delle crypto nel nostro Paese

La tassazione è un aspetto che interessa molto da vicino tutti i possessori di criptovalute. Infatti, sebbene queste valute siano nate con l’idea romantica di uno strumento per la libertà finanziaria, la loro enorme diffusione e il loro sviluppo negli ultimi anni hanno portato lo Stato a normare il loro possesso dal punto di vista fiscale.

Nelle prossime righe scoprirai quali sono gli obblighi fiscali per chi possiede criptovalute e in quali casi è obbligatorio pagarci le tasse.

Tasse sulle criptovalute in Italia: l’obbligo primario è dichiarare le tue crypto

Ci tengo subito a tranquillizzarti dicendoti che il semplice possesso di criptovalute in un exchange (italiano o estero che sia) o in una chiave privata non coincide necessariamente con l’obbligo del versamento di un’imposta. Per essere tassate, infatti, le crypto devono generare profitti. A breve ti spiegherò quali sono i parametri che determinano l’obbligo di corrispondere una tassa al fisco. Prima, però, voglio metterti al corrente di una cosa importante.

C’è un obbligo fiscale al quale devi ottemperare se possiedi dei token, ed è quello della loro dichiarazione nel modello Unico o nel modello 730. Questo obbligo è dovuto al fatto che l’Agenzia delle Entrate richieda un monitoraggio dei redditi. Pertanto, ti consiglio di provvedere a inserire l’importo che possiedi in crypto nel quadro RW del tuo modulo per la dichiarazione dei redditi, specificandone il valore a inizio e fine anno.

Chiarito questo aspetto, entriamo nel vivo dell’argomento ‘tasse’ e scopriamo in quali circostanze diventa obbligatorio versare un’imposta per le criptovalute all’erario.

Leggi anche: Le criptovalute vanno dichiarate? Cosa dice la normativa italiana

Quando vanno pagate le tasse sulle crypto

Ti ho già anticipato che il semplice fatto di possedere delle crypto non implica necessariamente il pagamento di una tassa, cosa che invece capita per i redditi generati da un’attività di lavoro dipendente o da una Partita IVA a regime forfettario, ordinario o semplificato.

Ok, ma in quali casi il possesso di queste monete digitali mi mette davanti all’obbligo di versare delle imposte?

Domanda più che legittima. Ora farò luce su questo tema. I fattori che determinano la necessità di pagare una tassa sulle crypto sono tre, e devono verificarsi contemporaneamente. Il primo è il superamento di un limite di giacenza media; in pratica, il totale delle criptovalute che detieni nei vari exchange o in una chiave privata deve superare il valore in Euro di 51.645,69 €. Se dunque acquisti delle coin e successivamente le vendi generando un profitto ma la tua giacenza media rimane al di sotto di questo limite, non dovrai pagare alcuna tassa.

Il secondo fattore è il periodo di tempo durante il quale la giacenza media viene superata, che corrisponde a 7 giorni consecutivi. Cosa significa? Beh, che anche nel caso in cui tu dovessi oltrepassare il limite di giacenza media di criptovalute e ottenere un guadagno, non sarai tenuto (o tenuta) a versare un’imposta se tale situazione non si protrae per più di 7 giorni.

Un esempio?

Mettiamo il caso che tu abbia 50.000 € di criptovalute e decida di acquistare altri token per un valore di 5.000 €. Così facendo supererai il limite di giacenza media. Ipotizziamo, però, che la quotazione della nuova coin acquistata schizzi in alto e dopo 4 o 5 giorni tu decida di vendere ottenendo un profitto. Ecco, in questo caso la plusvalenza non verrà tassata per il semplice fatto che la giacenza media ha superato il limite per un lasso di tempo inferiore a una settimana.

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Terzo e ultimo fattore: le crypto devono generare un profitto. Non mi riferisco solamente alla vendita ma a qualsiasi azione che trasformi queste monete digitali in valute FIAT, ovvero Euro, Dollari, ecc. Anche se dovessi effettuare un pagamento in crypto con una carta (con relativa conversione in altre valute), quell’importo verrà considerato come una plusvalenza. Ovviamente, se il valore delle tue criptovalute supererà il limite di giacenza media e quello temporale ma non ricaverai alcun profitto, ancora una volta non sarai soggetto ad alcuna tassazione.

La concomitanza di questi tre fattori, invece, ti metterà nelle condizioni di dover pagare un’imposta. Vediamo a quanto ammonta, su cosa si calcola e in che modo si liquida.

Quanto si paga di tasse sulle criptovalute

Se generi profitti con le criptovalute e si verificano le condizioni di cui ti ho parlato poco fa, dovrai versare un’imposta pari al 26% da calcolare sulla plusvalenza realizzata. Facciamo finta che durante l’anno tu abbia accumulato 100.000 € di monete digitali e abbia convertito in FIAT (mediante vendita o acquisti con una carta) 10.000 €. È su questi che dovrai pagare le tasse.

Sì, ma come?

Semplice: quando compilerai la tua dichiarazione dei redditi, oltre a dichiarare le tue crypto nel quadro RW dovrai inserire i profitti generati nel quadro RT; con l’ausilio di un commercialista, andrai a determinare e auto-liquidare l’imposta del 26%, che potrai versare comodamente mediante modello F24.

Leggi anche: Partita IVA baby parking: come aprirla e quale regime fiscale adottare

In conclusione

In questo articolo ti ho messo in chiaro il funzionamento della tassazione sulle criptovalute e ti ho spiegato quando viene applicata. Se hai altre curiosità sugli aspetti fiscali relativi al mondo delle crypto o se stai pensando di aprire Partita IVA e vuoi avere delucidazioni in merito alle tasse e ad altri aspetti, puoi contare su di me.

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A presto
Giampiero Teresi

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