Quando conviene fare il ravvedimento operoso per regolarizzare i pagamenti?

In che cosa consiste il ravvedimento operoso e perché dovresti sfruttare questo strumento

Quando hai deciso di aprire la Partita IVA probabilmente non conoscevi tanti aspetti della fiscalità e della gestione di un’attività in proprio. Ora, magari hai delle conoscenze in più ma ti è capitato di saltare un pagamento e vuoi sapere se esiste un modo per rimediare senza pagare un prezzo troppo caro.

In questo articolo ti parlerò dello strumento che ti consente di regolarizzare i tuoi pagamenti in maniera semplice e autonoma, ovvero il ravvedimento operoso.

Cos’è il ravvedimento operoso e perché conviene

Parliamoci chiaro: nella vita di un titolare di Partita IVA può capitare di passare dei momenti difficili e non riuscire a ottemperare ad alcuni obblighi fiscali o contributivi. Di conseguenza, accade di chiudere un trimestre con l’Iva non versata, con un F24 in sospeso e via dicendo.

A volte, poi, può capitare di essere presi da mille impegni e pensieri e dimenticare di provvedere a un pagamento. Beh, non è il caso di disperarsi perché, in questi casi, è possibile ricorrere a uno strumento creato proprio per consentire ai contribuenti, sia privati sia titolari di Partita IVA forfettaria, ordinaria o semplificata, di regolarizzare la propria posizione.

In poche parole, nel momento in cui vorrai pagare un F24 scaduto a causa di una distrazione o dell’impossibilità di pagare, potrai farlo in maniera volontaria e autonoma.

Naturalmente è sempre meglio rispettare le scadenze ma, qualora non fosse possibile, il ravvedimento operoso è l’opzione più conveniente di tutte. Questo, non solo perché ti regolarizzerai spontaneamente senza finire nel ‘libro nero’ dell’Agenzia delle Entrate, ma anche perché non dovrai subire sanzioni pesanti e interessi.

Leggi anche: “Cosa succede se non pago le tasse?” Ecco le conseguenze

Quando è possibile fare il ravvedimento operoso?

In chiusura del precedente paragrafo ho menzionato l’Agenzia delle Entrate, le sanzioni e gli interessi. Ecco, la possibilità di ricorrere al ravvedimento operoso è strettamente legata a questi fattori perché tale strumento è adottabile esclusivamente quando l’ente non ha ancora avviato un iter burocratico finalizzato a riscuotere i versamenti omessi.

Mi spiego meglio: finché l’Agenzia delle Entrate non prende in esame la tua insolvenza e non ti invia una comunicazione chiamata ‘avviso bonario’ potrai saldare il tuo debito con il fisco o con l’INPS ravvedendoti. Una volta ricevuto questo avviso, invece, non sarà più possibile ricorrere al ravvedimento.

Generalmente l’Agenzia invia questa prima comunicazione a un anno di distanza dalla scadenza di un pagamento (ma non è detto che debba accadere per forza). L’avviso bonario prevede il pagamento del debito tributario con una sanzione del 10% più gli interessi, ed è possibile rateizzare fino a 60 mensilità. Tuttavia, in caso di mancato pagamento, l’ente provvede all’iscrizione al ruolo e ti invia una cartella esattoriale. In questo caso, la sanzione sale al 30%.

Se l’Agenzia delle Entrate fa bene il suo lavoro, dunque, avrai un anno di tempo per ravvederti. In ogni caso, come scoprirai tra poco, potresti avere la possibilità di ravvederti anche una volta trascorso questo lasso di tempo.

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Come calcolare il ravvedimento operoso e come effettuare il pagamento

Il ravvedimento operoso può essere di vari tipi e cambia in base al periodo trascorso dalla scadenza del tributo il cui pagamento è stato omesso.

Se vuoi ravvederti entro il quattordicesimo giorno, puoi ricorrere al ravvedimento sprint, che prevede una sanzione minima (lo 0,1% per ogni giorno di ritardo) e interessi all’1,5%. Pagando dal quindicesimo giorno al trentesimo giorno, invece, potrai sfruttare il ravvedimento breve (sanzioni all’1,5% e interessi all’1,25%).

Il ravvedimento intermedio, invece, può essere eseguito quando il ritardo va da 30 a 90 giorni e prevede una sanzione dell’1,67% con interessi all’1,25%. Quando dalla data di scadenza trascorrono dai 90 giorni a un anno è possibile effettuare il ravvedimento lungo. In questo caso, le sanzioni sono del 3,75%.

A questo punto, le possibilità dovrebbero essere terminate. Ma non è così. Se non riceverai comunicazioni dall’Agenzia delle Entrate, infatti, potai sfruttare altri due tipi di ravvedimento operoso:

  • il ravvedimento biennale, con sanzioni al 4,29% per i pagamenti effettuati entro la data di scadenza per la Dichiarazione dei redditi dell’anno successivo a quello del tributo in questione;
  • il ravvedimento lunghissimo, che potrai sfruttare fino a quando non riceverai un avviso bonario e prevede sanzioni al 5%.

Leggi anche: Cosa succede se non pago i contributi INPS? Ecco come stanno le cose

In conclusione

Se hai letto questo articolo, è probabile che tu abbia capito che il ravvedimento operoso conviene sempre. Tuttavia, nella compilazione dell’F24 faresti bene ad appoggiarti a un bravo commercialista in modo da non commettere errori e inserire i codici tributo corretti sia per le sanzioni sia per gli interessi.

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A presto
Giampiero Teresi

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