Regime forfettario a 100.000 Euro? Ecco cosa potrebbe accadere

Quali sono le ultime notizie in merito alle possibili modifiche a questo regime fiscale

Quando si decide di aprire Partita IVA e lavorare in proprio, solitamente lo si fa con il proposito di guadagnare di più e per gestire meglio il proprio tempo. Tuttavia, a volte, non va proprio così. Anche per chi sceglie il regime forfettario. La presenza del limite di fatturato, infatti, blocca le ambizioni di alcuni imprenditori che, piuttosto che rischiare di passare a un regime fiscale tradizionale e avere più spese, preferiscono limitare i propri incassi.

Lo Stato, però, sta studiando una soluzione a questo problema. In questo articolo farò chiarezza su come funziona il limite di fatturato e ti parlerò delle possibili modifiche che il governo potrebbe attuare nel 2023.

Il limite di fatturato di 65.000 Euro: come funziona e cosa sta causando

Aprire Partita IVA a regime forfettario è un’opportunità che tanti professionisti e lavoratori autonomi hanno colto negli ultimi anni. La possibilità di poter godere di numerose semplificazioni contabili e gestionali e di importanti agevolazioni fiscali, infatti, è piuttosto apprezzata da chi desidera mettersi in proprio.

Al di là dei vari requisiti di cui bisogna essere in possesso, però, c’è un aspetto che sta incidendo sia sulla crescita delle attività sia sulle entrate dello Stato: il limite di fatturato. Negli anni, il regime forfettario è stato oggetto di varie modifiche; fino al 2018, infatti, questo limite era variabile in base al codice ATECO adottato e andava dai 25.000 Euro ai 50.000 Euro. Dal 2019, invece, esso è stato innalzato a 65.000 Euro per tutti i forfettari.

Il problema è che – poiché il superamento della soglia massima di fatturato comporta l’abbandono di questo regime fiscale a partire dal 1° gennaio dell’anno successivo – molti possessori di Partita IVA forfettaria faticano a sviluppare il proprio business. Alcuni preferiscono lavorare meno per non andare oltre il limite imposto, altri si ritrovano a superarlo per poi incorrere – dall’anno dopo – in una tassazione nettamente più alta, in più burocrazia e in adempimenti fiscali dai quali in precedenza erano esentati (come l’IVA e la ritenuta d’acconto).

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La conseguenza è che, in molti casi, queste attività non riescono a reggere l’urto e, quindi, a onorare tutti gli adempimenti, danneggiando loro stesse e lo Stato; Stato che, ovviamente, non ha alcun vantaggio a vedere le aziende o i professionisti lavorare al di sotto delle loro potenzialità solo per la ‘paura’ di fatturare più di 65.000 Euro e affrontare un salto fiscale non indifferente.

Ora, non so se tu abbia già una Partita IVA o stia valutando di consultare un commercialista per aprirne una, ma devi sapere che il governo sta vagliando la possibilità di attuare delle modifiche che rendano più graduale il passaggio dal regime forfettario a quello ordinario o semplificato.

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Ecco la soluzione a cui sta pensando il governo: regime transitorio e tassazione agevolata

Prima di parlare delle possibili mosse del governo, ci tengo a fare una premessa: nel regime agevolato vale il principio di cassa. Ciò significa che il fattore decisivo per il superamento del limite è l’incasso delle fatture, non la loro emissione.

Facciamo un esempio: se durante l’anno dovessi emettere fatture per 70.000 Euro e i relativi pagamenti venissero onorati entro l’anno, dall’anno successivo dovresti adottare un altro regime fiscale. Se invece dovessi incassarne soltanto 63.000, perché magari qualche cliente ha ritardato i pagamenti o ti sei accordato per un pagamento a rate, potresti continuare a operare nel regime forfettario.

Chiarito questo aspetto (che molti imprenditori non conoscono), vediamo cosa bolle nel pentolone statale per rimediare al problema dello sbalzo enorme tra il regime agevolato e quelli tradizionali.

Se ne parlava da un po’ di tempo, ma ora sembra che il governo stia effettivamente pianificando la creazione di un regime transitorio che consenta a chi supera il limite di 65.000 Euro di non subire un cambiamento radicale delle regole e degli adempimenti fiscali.

Nella bozza si parla di un periodo di transizione di due anni per i forfettari che oltrepassano il limite di fatturato restando, però, entro i 100.000 Euro di incassi (anche se tale cifra è oggetto di discussione e si parla anche di 85.000 Euro). Ebbene, cosa dovrebbe accadere in questi due anni? Sempre in base alla bozza di legge, durante la permanenza nel regime transitorio i forfettari manterranno i vantaggi gestionali del regime forfettario (probabilmente con alcuni limiti) e godranno di una tassazione agevolata rispetto a quella tradizionale.

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Niente scaglioni IRPEF, dunque, ma un passaggio dalla flat tax del 5% o 15% a un’aliquota del 10% o del 20%.

Come ti ho già detto, si tratta solo di una bozza, dunque nulla di ufficiale. Tuttavia, il problema esiste, e c’è da presumere che il governo porti avanti il discorso e apporti queste modifiche al regime forfettario, probabilmente per l’anno 2023.

In conclusione

In queste poche righe ho cercato di riportarti le ultimissime su questo argomento e ti ho esposto in maniera semplice come funziona il limite di fatturato e quali cambiamenti potrebbero esserci per i forfettari.

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A presto
Giampiero Teresi

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