Quali sono i costi per una Partita IVA forfettaria?

Ecco quali sono, uno per uno, i costi annuali che si devono sostenere nel regime forfettario.

Quando si decide di aprire una Partita IVA in Italia, una delle prime considerazioni che vengono fatte riguarda i costi che essa implica.

Se in questo momento stai riflettendo sull’opportunità di aprire un’attività tutta tua o di esercitare autonomamente la tua professione, è probabile che stia prendendo in considerazione l’ipotesi della partita IVA forfettaria.

Stai cercando informazioni su come aprire una Partita IVA online ma non hai ancora chiaro in mente quali saranno i costi che dovrai affrontare?

In questo articolo li setacceremo a uno a uno in modo che tu possa avere un quadro chiaro di cosa ti aspetta.

Continua a leggere!

I costi iniziali per l’apertura della Partita IVA.

L’apertura della Partita IVA è un’operazione molto semplice, che può essere portata a termine senza alcun costo.

Se infatti ti occuperai autonomamente di compilare l’apposito modulo per la richiesta del numero di Partita IVA, il modello AA9/12, e se per il tipo di attività che intendi svolgere non è necessaria l’iscrizione alla Camera di Commercio, la pratica in sé è gratuita.

Ti basterà compilare questo modulo in tutti i suoi campi e presentarlo di persona, via raccomandata o via telematica all’Agenzia delle Entrate, e in pochi giorni ti sarà assegnato il numero di Partita IVA.

Qualora invece fosse prevista l’iscrizione alla Camera di Commercio, dovrai sostenere una spesa iniziale dai 250 ai 300 €, più il costo annuale dei diritti camerali che può variare dai 60 ai 110 €.

Naturalmente, se in fase di avvio della tua nuova attività preferisci risparmiare tempo e avere la sicurezza che tutte le pratiche siano portate a termine correttamente, puoi delegare tutto l’iter burocratico al commercialista.

I costi, in questo caso, sono variabili e discrezionali a seconda delle tariffe di ogni professionista.

Leggi anche: Cosa si può scaricare con il Regime Forfettario? Facciamo chiarezza.

Costi reali e forfettari: ecco come avviene il calcolo nel regime forfettario.

Una volta aperta la Partita IVA potrai iniziare a esercitare la tua professione e a produrre fatturato.

Le spese che una ditta individuale o un libero professionista possono affrontare per l’esercizio della propria attività non possono essere calcolate poiché variano in base a diversi fattori, compreso il settore di riferimento.

Un commerciante, ad esempio, ha dei costi diversi rispetto a un copywriter freelance. Il primo, per poter condurre la propria attività, è costretto ad acquistare delle merci, a pagare l’affitto e le utenze di un locale commerciale, e magari ad assumere un dipendente o collaboratore.

Il secondo, viceversa, può tranquillamente lavorare nello studio di casa sua, non ha bisogno di acquistare merci, necessita di una quantità di beni strumentali decisamente contenuta e, pertanto, gode di un notevole risparmio economico.

È importante sapere che, per poter operare all’interno del regime fiscale agevolato, è necessario rispettare un limite anche in merito ad alcuni costi, oltre a quello del fatturato massimo annuo di 65.000 €. Infatti, non è consentito avere spese superiori a 20.000 € l’anno per collaboratori e dipendenti, pena l’esclusione dal regime forfettario per l’anno successivo.

Un principio importante che deve esserti chiaro è che, nel regime forfettario, i costi reali non vengono considerati dallo Stato in fase di tassazione e di contributi.

Per abbattere l’imponibile, non dovrai dimostrare al fisco i costi effettivamente sostenuti durante l’anno, ma dovrai attenerti a un calcolo ipotetico che lo Stato ha prestabilito in base alla tua attività.

Questo calcolo determina i costi forfettari che verranno automaticamente detratti dal tuo imponibile.

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I costi relativi alle imposte e ai contributi INPS.

Per calcolare i costi di una Partita IVA forfettaria, lo Stato ha attribuito a ogni tipo di attività un coefficiente di redditività, ovvero una percentuale su cui applicare l’aliquota sostitutiva unica per il pagamento delle imposte e per il versamento dei contributi.

Il calcolo del coefficiente di redditività, di fatto, evidenzia anche la percentuale dei costi forfettari che, sempre in via ipotetica, lo Stato ritiene che tu abbia sostenuto.

Per aiutarti a capire meglio, è opportuno fare un esempio.

Tiriamo in causa il copywriter di prima. Ipotizziamo che durante il suo primo anno di lavoro da autonomo con P.I. forfettaria abbia prodotto un fatturato di 20.000 €. Allo Stato non interessa sapere quante spese effettive egli abbia sostenuto, perché le calcola in maniera automatica e ipotetica in base al coefficiente di redditività.

Poiché ai liberi professionisti è stato assegnato un coefficiente del 78%, i costi forfettari detraibili saranno quantificati nel 22% del fatturato totale, quindi in questo caso in 4.400 €. Ciò significa che i costi che questo professionista dovrà affrontare per il pagamento delle tasse verranno calcolati sulla differenza tra il fatturato totale e i costi forfettari, ovvero sulla cifra di 15.600 €.

La tassazione nel regime forfettario è basata su un’aliquota unica del 5% per i primi 5 anni e del 15% dal sesto anno in poi. Poiché abbiamo ipotizzato che il copywriter del nostro esempio sia al primo anno di attività, egli andrà a pagare il 5% sul fatturato lordo di 15.600 €, ovvero 780 €.

Per quanto riguarda i contributi, l’entità dei versamenti varia a seconda del tipo di attività svolta.

Un copywriter, così come tutti i professionisti senza cassa di riferimento, è tenuto a iscriversi alla Gestione Separata INPS, che prevede un versamento pari al 25,72% sul fatturato lordo. Anche per i costi previdenziali, quindi, occorre far riferimento al coefficiente di redditività. Per chiudere l’esempio, il nostro copywriter dovrà versare all’INPS 4.012,32 € per i propri contributi.

Ma cosa accade se si appartiene a una categoria con una cassa previdenziale di riferimento o alla categoria degli artigiani e dei commercianti? Nel primo caso occorre attenersi alle regole del proprio albo professionale, mentre per chi opera nell’artigianato e nel commercio è obbligatoria l’iscrizione alla Gestione Artigiani e Commercianti INPS.

Questo tipo di gestione contributiva prevede delle quote contributive fisse da versare ogni trimestre, a prescindere dagli incassi. Fortunatamente, per chi possiede una Partita IVA forfettaria, esiste la possibilità di godere di una riduzione del 35% sul minimale contributivo.

Se vuoi approfondire il tema dei contributi nel regime forfettario, leggi l’articolo “Contributi INPS regime forfettario: come calcolarli

Costi fissi per la gestione contabile.

Per esercitare la tua professione con Partita IVA avrai bisogno di un commercialista.

Il regime forfettario gode di varie semplificazioni contabili e gestionali, motivo per cui le spese necessarie per pagare un professionista che si occupi della tua contabilità sono inferiori rispetto agli altri regimi fiscali.

Nel mio caso, ho deciso di specializzarmi in questo regime fiscale da parecchi anni e di focalizzare tutta la mia attenzione sui suoi vari aspetti.

In particolare, ho sviluppato un servizio di contabilità online dedicato a chi opera nel regime forfettario, con un tariffario molto conveniente.

Per svolgere tutte le tipiche operazioni gestionali e contabili di un commercialista tradizionale, metto a disposizione una serie di piani di abbonamento che non superano il costo di 39 € mensili.

Se vuoi parlare direttamente con me per avere maggiori informazioni, non devi far altro che compilare il Form di Contatto sul mio sito internet www.regime-forfettario.it.

Sarò io stesso a richiamarti dopo qualche ora per cercare di chiarire tutti i tuoi dubbi e per esporti le mie vantaggiose tariffe.

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Ti ricordo che per qualsiasi tipo di considerazione, hai la possibilità di commentare questo articolo.

P.S. Ho anche creato un Gruppo di discussione Facebook riguardante il Regime Forfettario, se vorrai prenderne parte, ti basterà cliccare qui per iscriverti.

A presto
Giampiero Teresi

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