Partita IVA ostetrica: perché dovresti optare per il regime forfettario

Vuoi aprire uno studio privato e svolgere questa professione in autonomia? Scopri la convenienza del regime fiscale agevolato

Lavorare come ostetrica in proprio potrebbe rivelarsi complicato qualora non conoscessi tutti gli aspetti fiscali del lavoro autonomo.

Il rischio che corri con un approccio superficiale è di ritrovarti con un mare di spese e tasse da pagare, e con uno stipendio che non gratifica il tuo impegno e la tua bravura. Per fortuna, però, esiste un modo per evitare di cadere in questa trappola.

In questo articolo scoprirai come avviare l’attività di ostetrica in proprio nel modo giusto, adoperando il regime fiscale più vantaggioso per te.

Come si apre la Partita IVA da ostetrica?

Ti sei laureata in ostetricia e, dopo qualche anno di esperienza presso una struttura pubblica o privata, stai riflettendo sull’ipotesi di metterti in proprio e aprire il tuo studio? O, magari, dopo la laurea, hai faticato a trovare un impiego ma, piuttosto che rinunciare alla tua vocazione, preferisci andare fino in fondo e tentare la strada del lavoro autonomo?

Devi sapere che in alcune regioni – sebbene la maggior parte delle ostetriche operi da dipendente – diverse tue ‘colleghe’ già operano come libere professioniste. Ciò significa che, svolgendo il tuo mestiere con passione e competenza, hai tutte le possibilità per ritagliarti il tuo spazio in un ambito in cui la concorrenza non è serrata.

Per intraprendere questa avventura, dovrai necessariamente aprire la Partita IVA.

Ora, prima di andare avanti, ci tengo a darti un consiglio: prima di prendere una decisione definitiva, parla con un bravo commercialista. Lavorare in proprio implica tanti aspetti positivi ma anche tante responsabilità, e iniziare a farlo senza conoscere bene gli uni e le altre non è mai una buona idea. Un professionista saprà chiarirti ogni sfaccettatura del percorso che ti attende e ti aiuterà a prendere le giuste decisioni anche in fase di apertura della Partita IVA.

Fatta questa doverosa premessa, vediamo come si compie questo passo. La richiesta del numero di Partita IVA va fatta all’Agenzia delle Entrate tramite un modulo scaricabile da Internet: il modello AA9/12. Una volta compilato, il modulo deve essere inoltrato all’ente in forma telematica o tramite raccomandata, oppure consegnato direttamente a uno sportello dell’ufficio territoriale.

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All’interno del modello AA9/12 sono presenti diversi riquadri in cui dovrai inserire:

  • i tuoi dati fiscali e anagrafici;
  • la sede e il nome della tua attività;
  • il codice ATECO;
  • il regime fiscale da adottare.

Non avendo confidenza con fisco e normative, è possibile (anzi, molto probabile) che tu possa incontrare difficoltà nella scelta degli ultimi due, ed è per questo che faresti bene ad appoggiarti a uno studio o a un consulente online.

Per quanto riguarda il codice ATECO, sappi che, per l’attività di ostetrica, quello corretto è 86.90.29. In merito al regime fiscale, devi sapere che in Italia ne esistono tre tipi: il regime ordinario, quello semplificato, e quello forfettario. Per chi, come te, vuole avviare una nuova attività, il regime forfettario è senza dubbio il più conveniente.

Scopriamo perché…

I principali vantaggi di praticare l’attività di ostetrica con il regime forfettario

Aprire una Partita IVA forfettaria consente di usufruire di parecchie agevolazioni e semplificazioni gestionali che comportano un notevole risparmio sia con il fisco sia con il commercialista. Naturalmente, questa opzione non è aperta a tutti i possessori di Partita IVA; per adottare il regime forfettario, è fondamentale possedere alcuni requisiti, i più importanti dei quali sono:

  • il limite di fatturato annuo di 65.000 €;
  • il limite di redditi provenienti da lavoro subordinato di 30.000 €;
  • il limite di spese annuali per collaboratori e dipendenti di 20.000 €.

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Ma, vediamo quali sono i benefici più importanti di cui potresti avvantaggiarti con l’apertura di una Partita IVA a regime forfettario:

  • esclusione dal campo IVA (niente IVA in fattura, niente liquidazioni e dichiarazioni periodiche, nessuna registrazione dei corrispettivi e delle fatture);
  • esonero dalla ritenuta d’acconto;
  • esenzione dal pagamento dell’IRAP;
  • esonero dall’obbligo di fatturazione elettronica;
  • esenzione dal versamento delle addizionali comunali e regionali;
  • esonero dall’invio dello spesometro e del modello ISEE.

Alcuni di questi aspetti potrebbero lasciarti perplessa, ma credimi: tutti, in un modo o nell’altro, contribuiscono a far sì che, a fine anno, il tuo conto in banca sia più abbondante.

Quanto guadagna un’ostetrica professionista e quante tasse paga?

A proposito di conto in banca, presumo che tu sia curiosa di sapere quanto potresti guadagnare svolgendo la professione di ostetrica in proprio. Beh, rispondere a questa domanda con precisione è oggettivamente impossibile, dato che il tuo guadagno mensile dipenderà da quante pazienti si rivolgeranno a te.

Se, dunque, lavorando come dipendente, potrai contare su uno stipendio fisso mensile che può variare in base alla tua esperienza e al tuo ruolo (da 1.100 € a 2.800 € netti), viceversa, lavorando con Partita IVA non avrai questa sicurezza. Resta inteso, però, che, se riuscirai a costruirti una buona fama, il tuo reddito annuo potrà superare anche quello di un’ostetrica che lavora da dipendente con la paga massima.

Anche perché, nel regime forfettario, godrai della tassazione più bassa d’Italia.

A differenza degli altri tipi di inquadramento fiscale, nel regime forfettario non sono previste aliquote variabili in base agli scaglioni di reddito, bensì sarai soggetta a un’aliquota sostitutiva fissa del 15%, con una riduzione al 5% per i primi cinque anni di attività se possiedi i requisiti per adottare l’aliquota ‘start up’.

Ci pensi? Il 5% (o, il 15%) di imposte a fronte di un minimo del 23% negli altri tipi di regime fiscale!

In più, con il sistema di calcolo dell’imponibile basato sul coefficiente di redditività, potrai monitorare costantemente e in maniera semplice quante tasse dovrai pagare. Infatti, non dovrai dedurre i costi reali, perché lo Stato li scalerà dal tuo fatturato totale in maniera forfettaria proprio con lo strumento del coefficiente di redditività, che, nel tuo caso, è del 78%.

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Ciò significa che solo il 78% dei tuoi ricavi annui saranno soggetti a tassazione, mentre il restante 22% sarà automaticamente escluso perché considerato come ‘costi forfettari.

L’inquadramento previdenziale INPS per le ostetriche

Chi lavora in proprio – come, penso, già saprai – oltre a pagare le tasse, è tenuto anche a versare da sé i propri contributi previdenziali. Poiché l’ostetrica non ha una cassa di riferimento, sarai obbligata a iscriverti alla gestione commercianti dell’INPS.

Questa modalità contributiva è caratterizzata da una quota fissa annuale di circa 3.850 € e da una quota del 24% sull’eccedenza al reddito minimale di 15.953 €. Su entrambe le quote, però, nel regime forfettario avrai la possibilità di richiedere una riduzione del 35%. Anche sul versante contributivo, dunque, questo regime fiscale ti garantisce un’agevolazione sostanziale.

In conclusione

Dopo aver letto questo articolo, è probabile che le tue motivazioni in merito all’apertura della Partita IVA da ostetrica siano aumentate. Tuttavia, non mi stupirei affatto se tu volessi avere maggiori informazioni o fugare qualche dubbio.

Beh, io sono qui per questo! Il regime forfettario è il mio pane quotidiano, dato che da anni mi occupo esclusivamente di consulenza e gestione contabile di ditte individuali e liberi professionisti che operano con questo regime fiscale.

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A presto
Giampiero Teresi

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