Partita IVA restauratore: perché aprirla a regime forfettario

L’opzione migliore per avviare un’attività di restauro di mobili e opere d’arte

Un’attività come quella del restauratore (o restauratrice) può dare enormi soddisfazioni. Tuttavia, trovare un impiego da dipendente in questo ambito non è così facile, ed è per questo che molti artisti e artigiani che hanno la capacità di riportare in vita opere d’arte, mobili e oggetti di antiquariato decidono di mettersi in proprio e aprire Partita IVA.

In questo articolo ti dirò come procedere per dare inizio alla tua attività di restauratore ed evidenzierò i principali vantaggi del regime forfettario.

Partita IVA da restauratore: come si apre e quanto costa

Prima di parlarti dei costi e della modalità di apertura della Partita IVA, ci tengo a darti un consiglio: evita di prendere questa decisione in maniera affrettata e senza consultarti con un commercialista. Se non hai mai condotto un’attività in proprio, infatti, potresti illuderti che lavorare in autonomia sia più vantaggioso che farlo da dipendente. Beh, questo può essere anche vero, ma devi conoscere tutti gli aspetti legati alla contribuzione, alla tassazione, ecc.

Inoltre, parlare con un professionista ti permetterà di evitare i classici errori in fase di apertura. Ma ora veniamo a noi. L’apertura della Partita IVA da artigiano è un’operazione rapida e priva di costi. Per chiedere all’Agenzia delle Entrate il rilascio del tuo numero di Partita IVA dovrai compilare un modulo chiamato ‘modello AA9/12’.

All’interno di questo modulo dovrai inserire i tuoi dati anagrafici e fiscali, l’indirizzo e il nome della tua attività, il codice ATECO e il regime fiscale che intendi adottare.

Codice ATECO? Regime fiscale? Che roba è?

Ecco, appunto. È per questo che chiedere un consulto a una persona esperta in materia fiscale è sempre la prima cosa da fare prima di avventurarsi in questo campo.

Per fartela breve, il codice ATECO è un codice identificativo assegnato a tutte le attività. La lista dei codici è davvero lunga, ed è fondamentale che nel modulo venga inserito quello più appropriato al lavoro che andrai a svolgere. Infatti, se in caso di controlli dovesse emergere un errore, saresti costretto (o costretta) a pagare una multa salata.

I codici ATECO più adatti all’attività di restauro sono:

  • 90.03.02 – Attività di conservazione e restauro di opere d’arte;
  • 95.24.01 – Riparazione di mobili e di oggetti di arredamento.

Leggi anche: Partita IVA per Artisti: percorso formativo, Codice ATECO e Costi

Il regime fiscale, invece, è l’insieme di regole e adempimenti fiscali e contabili che dovrai rispettare. In Italia, ne esistono tre:

  • regime ordinario;
  • regime semplificato;
  • regime forfettario.

Per una serie di ragioni, la Partita IVA a regime forfettario è l’opzione più vantaggiosa per chi decide di avviare una nuova attività, e adesso scoprirai perché.

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Quali sono i vantaggi gestionali della Partita IVA forfettaria da restauratore

L’apertura di una Partita IVA forfettaria è la strada più conveniente per un artigiano che si occupa di restauro. Tuttavia, per poter adottare questo regime fiscale è necessario essere in possesso di alcuni requisiti, il più importante dei quali è il rispetto del limite di fatturato annuo di 65.000 €.

I vantaggi garantiti dall’adozione di questo regime fiscale sono notevoli e identificabili in una serie di semplificazioni gestionali e agevolazioni fiscali. Tralasciando l’aspetto più importante, di cui parlerò nel paragrafo successivo, il vantaggio fiscale più apprezzato del regime forfettario è l’esenzione dall’IVA.

Ciò significa che non dovrai applicare l’imposta sul valore aggiunto alle tue fatture, cosa che ti agevolerà notevolmente dato che i tuoi clienti avranno un risparmio considerevole affidandosi a te e non a un tuo concorrente che fattura con IVA. Inoltre, non dovrai presentare le dichiarazioni, non dovrai versare le liquidazioni periodiche e non dovrai registrare i corrispettivi e le fatture.

Le altre semplificazioni di rilievo sono:

  • l’esenzione dalla ritenuta d’acconto;
  • l’esonero dallo spesometro e dall’esterometro;
  • l’esenzione dalle addizionali comunali e regionali;
  • l’esenzione dall’IRAP;
  • l’esonero dal modello ISEE e dagli studi di settore.

Tutti questi aspetti ti faranno risparmiare tempo e soldi. Ma a proposito di risparmio, voglio parlarti del cavallo di battaglia del regime forfettario, ovvero la tassazione agevolata.

Leggi anche: Mancata dichiarazione dei redditi: cosa succede

Quante tasse paga un artigiano restauratore

Questo regime fiscale è noto per avere la tassazione più bassa d’Italia e tra le più basse d’Europa. Diversamente da quanto accade negli altri regimi fiscali, infatti, in questo le tasse non vengono pagate in base agli scaglioni reddituali IRPEF (che vanno dal 23% al 43%), ma applicando una flat tax del 5% per i primi cinque anni di attività e del 15% dal sesto anno in poi.

Insomma, una gran bella differenza!

Inoltre, anche il sistema di calcolo dell’imponibile è diverso perché i costi aziendali non possono essere dedotti. Le imposte, infatti, si pagano sulla percentuale assegnata al codice ATECO di riferimento. Questa percentuale è detta ‘coefficiente di redditività’ e per gli artigiani equivale al 67%.

Ciò significa che indipendentemente da quante spese sosterrai durante l’anno, verrai tassato sul 67% del tuo fatturato totale. Lo Stato considererà il restante 33% come ‘costi forfettari’, dunque li escluderà automaticamente dalla tassazione.

In conclusione

In questo articolo ho cercato di spiegarti in maniera semplice come si apre la Partita IVA da restauratore e ho puntato la lente d’ingrandimento sul regime fiscale più conveniente. Se hai interesse a scoprire tutti gli aspetti del regime forfettario, a partire dai requisiti e dalle cause di esclusione, contattami pure.

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A presto
Giampiero Teresi

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