Quanto mettere da parte per pagare tasse e INPS nel regime forfettario

Proviamo a fare una simulazione per capire quale percentuale dei tuoi incassi dovresti accantonare per poter pagare tasse e contributi della tua Partita IVA

A molti imprenditori capita di arrivare alla data di scadenza per il pagamento di tasse e contributi e non riuscire a pagare. Questo, naturalmente, innesca un meccanismo diabolico fatto di avvisi bonari e cartelle dell’Agenzia delle Entrate. Fortunatamente è possibile prevenire simili dinamiche. Come? Mettendo da parte un po’ di soldi volta per volta durante l’anno.

In questo articolo ti spiegherò come accantonare i soldi e creare un fondo per il pagamento delle tasse e dell’INPS.

Quanto si paga di tasse e INPS con Partita IVA forfettaria

La prima considerazione che dovresti fare prima di stabilire quanto mettere nel tuo salvadanaio virtuale è inerente a quanto dovrai versare al fisco per le imposte sul reddito e per i tuoi contributi previdenziali. Queste spese, infatti, non sono uguali per tutti ma cambiano in base a diversi fattori.

Anche se hai deciso di aprire una Partita IVA a regime forfettario, dunque, tasse e contributi cambieranno a seconda dell’aliquota a te attribuita, del tuo codice ATECO (ovvero il codice che identifica il tipo di attività svolta) e del coefficiente di redditività a esso assegnato.

Procediamo per gradi.

Come forse già saprai, una Partita IVA forfettaria non versa le imposte in base agli scaglioni IRPEF. In questo regime fiscale, infatti, è prevista una flat tax, un’aliquota sostitutiva fissa che può essere pari al 5% o al 15%. La flat tax del 5% è riservata per i primi cinque anni solamente a chi possiede i requisiti per l’aliquota start-up, ovvero a chi avvia una nuova attività in un settore in cui non è stato coinvolto negli ultimi tre anni né come titolare di Partita IVA né come lavoratore dipendente.

Per chi supera i primi cinque anni, per chi passa al regime forfettario da un altro regime fiscale e per chi apre una nuova Partita IVA ma non possiede i requisiti per l’aliquota start-up è prevista una tassazione del 15%.

Leggi anche: Quando si pagano i contributi INPS se sei titolare di Partita IVA?

Ma, su cosa si pagano queste tasse? Beh, esattamente come negli altri regimi fiscali, sul fatturato lordo. Tuttavia, per calcolarlo non dovrai dedurre i costi aziendali ma fare riferimento al tuo codice ATECO. Come mai? Perché nel regime forfettario ogni attività deve attenersi al coefficiente di redditività assegnato al suo codice ATECO di riferimento (ad esempio, i liberi professionisti hanno il 78%, gli artigiani il 67%, i commercianti il 40%, e via dicendo).

Insomma, l’importo che un titolare di Partita IVA forfettaria deve sborsare per pagare le tasse è legato a diverse variabili.

Lo stesso vale per i contributi. L’INPS, infatti, ha diverse casse previdenziali. Per i professionisti senza cassa di riferimento c’è la gestione separata, che non ha quote fisse e prevede il versamento del 26,23% del fatturato lordo; i commercianti e gli artigiani, invece, versano una quota fissa pari a circa 3.900 € all’anno e una per la parte eccedente i minimali di reddito.

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Come calcolare la quota da mettere da parte per pagare le imposte e i contributi

Come avrai capito, oltre al fatturato, ci sono tanti altri fattori che influiscono sull’entità delle spese che dovrai affrontare per ottemperare ai tuoi obblighi fiscali e contributivi. Di conseguenza, fare un calcolo esatto della quota totale da mettere da parte per evitare di trovarsi in difficoltà al momento dei pagamenti non è semplice.

Tuttavia, senza addentrarmi in ogni singolo caso specifico, ho cercato di fare un quadro generale e calcolare (arrotondando per eccesso) la percentuale degli incassi da chiudere in cassaforte per costruire il tesoretto che andrai a utilizzare per versare imposte e contributi.

Poiché alcune figure professionali hanno una cassa previdenziale slegata dall’INPS, ho preso in esame solamente i liberi professionisti, gli artigiani e i commercianti.

Partiamo dai primi: con una flat tax al 5% è consigliabile mettere da parte circa il 25% dei tuoi incassi, mentre con l’aliquota del 15% tale quota sale al 35%. Per gli artigiani e commercianti, invece, il mio calcolo include la richiesta della riduzione dei contributi del 35% (riservata solamente ai forfettari). Usufruendo di questa riduzione, chi ha la flat tax al 5% dovrebbe mettere da parte più o meno il 20% dei propri incassi, mentre chi versa l’aliquota del 15% farebbe bene a conservare il 25%.

Per tenere la situazione sotto controllo, ti consiglio di accantonare i soldi per le tasse e i contributi ogni volta che incassi una fattura.

Leggi anche: “Cosa succede se non pago le tasse?” Ecco le conseguenze

Quando si pagano tasse e contributi INPS

L’accantonamento dei soldi necessari per pagare le tasse e l’INPS è una pratica che suggerisco a tutti i miei clienti, anche perché la maggior parte dei versamenti va effettuata nell’anno successivo. Pertanto, per tenere in ordine la contabilità, è più prudente mettere da parte le cifre a poco a poco e in anticipo, includendo sia i saldi sia gli acconti.

Le imposte sul reddito si pagano sempre l’anno dopo: il 30 giugno e il 30 novembre sono le due date entro cui bisogna provvedere ai versamenti. Anche i contributi INPS seguono questo calendario, ma solo in riferimento alla gestione separata.

Chi è iscritto alla gestione artigiani e commercianti, invece, è tenuto a versare le quote contributive ogni trimestre e rispettare le seguenti scadenze:

  • 16 febbraio;
  • 16 maggio;
  • 22 agosto;
  • 16 novembre.

In conclusione

In questo articolo ti ho dato dei suggerimenti generici per conservare i soldi delle tasse e dei contributi. Naturalmente, per avere un calcolo più preciso faresti bene a rivolgerti a un bravo commercialista, possibilmente specializzato nel regime forfettario.

Beh, il caso vuole che tu ne abbia appena trovato uno. Da anni, infatti, mi dedico esclusivamente a questo regime fiscale di cui studio ogni giorno novità e casistiche.

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A presto
Giampiero Teresi

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