Travel designer e Partita IVA: come aprirla a condizioni vantaggiose

Scopri qual è il modo migliore per avviare l’attività di travel designer in proprio

Iniziare a lavorare come travel designer potrebbe disorientarti come se dovessi guidare al centro di New York nell’ora di punta con un navigatore in lingua armena.

Questo genere di attività potrebbe risultare difficile da classificare in un contesto fiscale e, agendo in maniera approssimativa, rischieresti di fare una mossa sbagliata che ti costerebbe tempo e denaro.

Vorresti intraprendere la carriera di travel designer in proprio in totale sicurezza?

In questo articolo ti spiegherò come aprire la tua Partita IVA alle condizioni più convenienti.

Cosa fa il travel designer?

Se sei un amante dei viaggi, è possibile che ti stia frullando in testa l’idea di svolgere una professione nata in tempi recenti: quella del travel designer.

Intorno a questa figura c’è ancora molta confusione in quanto, spesso, viene associata all’agente di viaggi.

In realtà, il travel designer non provvede alle prenotazioni di aerei, navi e alberghi, bensì si occupa di tutt’altro.

Il suo compito è pianificare itinerari, testare e suggerire strutture ricettive, mete gastronomiche e intrattenimento, oltre a mettere a disposizione dei propri clienti l’esperienza e le conoscenze accumulate durante i vari viaggi effettuati.

In particolare, fornisce loro informazioni dettagliate sulle mete, mettendoli in guardia su leggi, tradizioni e comportamenti locali.

Questa professione è generalmente legata a un buon utilizzo dei canali comunicativi più moderni come blog e social media e, per svolgerla in maniera continuativa, è necessario aprire una Partita IVA.

Dopo aver viaggiato tanto, stai pensando di far fruttare le tue conoscenze e ricavarne uno stipendio?

Vediamo come dovresti comportarti per portare avanti un’attività di questo genere in regola con il fisco.

Leggi anche: Partita IVA da mediatore familiare: perché scegliere il regime forfettario

Come aprire la Partita IVA da travel designer?

L’apertura di una Partita IVA è un’operazione che può essere effettuata online, ma solo tramite un commercialista e, se vuoi un consiglio, consultarne uno prima di prendere qualsiasi decisione definitiva in merito, sarebbe cosa buona e giusta a prescindere.

Per compiere tale procedura è necessario compilare correttamente un modulo denominato “modello AA9/12”; al suo interno ti verranno richiesti i dati fiscali e anagrafici, il nome e la sede della tua attività e, soprattutto, il codice ATECO e il regime fiscale che intendi adottare.

Non è da escludere che tu non abbia la minima idea di cosa stia parlando.

Ora te lo spiego.

Il codice ATECO è quel codice identificativo che viene assegnato a ogni attività; inserire quello corretto è molto importante per evitare di incorrere in pesanti sanzioni.

Per svolgere l’attività di travel designer, il codice corretto è 74.10.90 (altre attività di design).

In merito al regime fiscale, devi sapere che ha la stessa valenza della pillola di Matrix.

No, non vedrai strani codici e non fermerai i proiettili dei malvagi agenti in smoking, ma scegliere un regime fiscale piuttosto che un altro darà vita a notevoli differenze nello svolgimento di questa professione.

Ecco perché è fondamentale che tu sappia che esiste un regime fiscale decisamente più conveniente rispetto agli altri: il regime forfettario.

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Travel designer nel regime forfettario: queste le agevolazioni gestionali e fiscali

Rispetto al regime ordinario e al regime semplificato, una Partita IVA forfettaria gode di diversi vantaggi.

Per poter operare con questo inquadramento, però, è necessario rispettare determinati parametri vincolanti, tra i quali i principali sono:

  • il rispetto del limite di fatturato di 65.000 € annui;
  • un reddito da lavoro dipendente che non superi i 30.000 € all’anno;
  • il rispetto del limite di spese per collaboratori e dipendenti di 20.000 € all’anno.

Tra le agevolazioni gestionali e contabili più rilevanti che caratterizzano la Partita IVA a regime forfettario figura principalmente l’esonero dall’IVA e dalla ritenuta d’acconto, oltre all’esenzione dall’obbligo di utilizzo della fatturazione elettronica, dal pagamento dell’IRAP e delle addizionali comunali e regionali.

Ma la vera “attrazione” che rende questo regime fiscale una meta così ambita da parte di chi opera in proprio è la tassazione.

Al posto degli scaglioni IRPEF, è prevista un’aliquota sostitutiva fissa del 15% da calcolare sul reddito lordo, che non si ottiene deducendo i costi, bensì facendo riferimento al coefficiente di redditività, un valore percentuale assegnato dallo Stato a ogni tipo di attività.

Per il codice ATECO che dovresti utilizzare per svolgere l’attività di travel designer, questo valore è del 78%; il che significa che, per calcolare le imposte, dovrai applicare l’aliquota del 15% (o del 5% per i primi cinque anni se rientri tra le attività che possono usufruire dell’aliquota start up) sul 78% dei tuoi ricavi totali.

Riguardo alla contribuzione, in assenza di una cassa di riferimento, dovrai iscriverti all’INPS e utilizzare lo strumento della Gestione Separata, che prevede un versamento annuale del 25,98% sul reddito imponibile, senza alcuna quota fissa.

Leggi anche: Partita IVA igienista dentale: perché aprirla nel regime forfettario

In conclusione

Iniziare l’attività lavorativa di travel designer potrebbe essere un viaggio segnato da turbolenze, mare mosso e strade tortuose.

Avventurarsi in un campo delicato come quello fiscale senza una mappa dettagliata e aggiornata espone al rischio di incappare in spiacevoli disavventure chiamate sanzioni (altro che sole e palme!).

Vuoi iniziare questo viaggio con una cartina nuova di zecca e, giusto per non sbagliare, con una guida esperta?

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A presto
Giampiero Teresi

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