Partita IVA cuoco a domicilio: i vantaggi del regime forfettario

Come avviare questa attività da freelance sfruttando le agevolazioni del regime fiscale agevolato

Lavori come cuoco in un ristorante molto frequentato e i tuoi piatti riscuotono un ottimo successo, ma ciò nonostante senti il bisogno di fare un’esperienza diversa?

O magari ti stai rendendo conto del fatto che i turni massacranti ti stanno facendo odiare un lavoro che hai sempre amato perché non hai mai tempo da dedicare alla tua famiglia o ai tuoi hobby?

A prescindere dalla ragione per la quale stai cercando informazioni su come aprire una Partita IVA online, devi sapere che per svolgere la professione di chef a domicilio è molto importante conoscere bene gli adempimenti a cui dovrai ottemperare quando opererai in proprio.

In questo articolo scoprirai i vantaggi di aprire una Partita IVA forfettaria e lavorare come cuoco indipendente.

Lo chef a domicilio: una figura professionale in rampa di lancio

Il cuoco a domicilio è una figura professionale tendenzialmente di nicchia, ma negli ultimi tempi sta riscontrando un certo successo e la richiesta sta aumentando.

Questo trend rappresenta una grande opportunità per chi, come te, desidera svolgere questa professione con maggiore serenità e con l’ambizione di avere maggiori guadagni, senza dover sottostare a ritmi frenetici.

Ma cosa fa esattamente uno chef a domicilio?

Questa professione è una sorta di nuova frontiera nel mondo della ristorazione, in quanto chi la esercita si occupa della preparazione dei propri piatti direttamente presso le abitazioni dei clienti, o presso strutture debitamente attrezzate.

Mettere le proprie competenze e la propria fantasia al servizio di clienti che richiedono uno chef per le occasioni speciali, permette a chi svolge questa professione di slegarsi da qualsiasi tipo di obbligo e di gestirsi autonomamente.

Tuttavia, poiché stiamo parlando di un’attività professionale, per poterla esercitare in regola col fisco devi obbligatoriamente aprire una Partita IVA.

Aprire la Partita IVA per lavorare come cuoco a domicilio

Se sei consapevole delle tue qualità e credi fermamente di poter svolgere questa professione con successo, è importante che tu ti rivolga a un buon commercialista online per pianificare al meglio tutti i passi da effettuare.

Uno di questi – potremmo dire il principale – consiste nell’apertura della Partita IVA.

Per richiedere il codice numerico che identificherà fiscalmente la tua attività in proprio, è necessario scaricare un modulo dal sito dell’Agenzia delle Entrate: il modello AA9/12.

Questo modulo, debitamente compilato, deve essere inoltrato a questo ente in via telematica o cartacea entro 30 giorni dall’inizio dell’attività, ed è molto importante indicare con precisione due dati in particolare:

  • il codice ATECO;
  • il regime fiscale.

Il codice ATECO (per l’attività di chef a domicilio 74.90.99) è un codice numerico che identifica il tipo di attività svolta da una Partita IVA, ed è fondamentale inserirlo correttamente.

Leggi anche: Partita IVA badante: ecco come puoi svolgere questa professione in proprio

Un altro aspetto primario è quello che riguarda il regime fiscale che deciderai di adottare: a tal proposito, dovresti assolutamente sapere che in Italia c’è un regime fiscale più vantaggioso degli altri, specie per chi si appresta ad avviare una nuova attività.

Si tratta del regime forfettario.

I vantaggi gestionali e contabili del regime forfettario

Aprire una Partita IVA con il regime forfettario determina diversi vantaggi per un professionista che ambisce a realizzarsi lavorando in proprio.

Per poterne usufruire, però, dovrai rispettare alcuni requisiti, tra i quali il principale consiste nel non superare il limite di fatturato annuo di 65.000 €.

Tra le semplificazioni gestionali e contabili proprie di questo inquadramento fiscale, spicca l’esenzione dall’IVA e dalla ritenuta d’acconto.

Questo è un vantaggio enorme, in quanto consente di ricevere sempre il 100% dei compensi e di risultare più “appetibile” (e per uno chef questo è un must) rispetto alla concorrenza.

Infatti, non dovendo applicare l’IVA alle tue fatture, le tue tariffe risulteranno più convenienti rispetto a quelle di chi, a parità di prezzo, è costretto ad aggiungere il 22% di IVA.

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Altre semplificazioni e agevolazioni a cui potresti accedere adottando il regime forfettario sono:

  • l’esenzione dalle dichiarazioni e dalle liquidazioni periodiche IVA;
  • l’esenzione dall’obbligo di fatturazione elettronica;
  • l’esonero dal modello ISEE e dallo spesometro;
  • l’esonero dagli studi di settore;
  • l’esenzione dal pagamento dell’IRAP;
  • l’esenzione dalle addizionali comunali e regionali.

Nel caso non conoscessi alcune di queste voci, ti assicuro che si tratta di parecchie seccature in meno e di parecchi soldi risparmiati.

E a proposito di soldi risparmiati, veniamo all’aspetto più intrigante del regime forfettario: la tassazione.

Tasse e contributi: ecco quanto pagherai

Quello delle tasse è il primo aspetto a cui viene spontaneo pensare quando si prende in considerazione l’idea di mettersi in proprio.

Giusto?

Sicuramente anche tu ti sei posto il dubbio di quante tasse pagheresti esercitando l’attività di chef a domicilio.

Devi sapere che il regime forfettario ti permetterebbe di iniziare questa nuova avventura con grande serenità, in quanto prevede una tassazione del 5% per i primi 5 anni per tutte le start-up che possiedono determinati requisiti.

L’aliquota sostitutiva fissa sale invece al 15% dal sesto anno in poi, e la stessa percentuale viene applicata anche alle attività che passano dagli altri regimi fiscali a quello forfettario.

Per calcolare le imposte, nel regime forfettario si fa riferimento al coefficiente di redditività, un valore percentuale mediante il quale lo Stato ipotizza i costi forfettari delle attività a seconda del settore in cui operano.

Ciò significa che per calcolare l’imponibile IRPEF non dovrai documentare i costi affrontati durante l’anno e sottrarre i relativi importi dal fatturato totale, bensì dovrai considerare il coefficiente di redditività assegnato alla tua categoria.

In questo regime fiscale, infatti, i costi sono forfettari, in quanto vengono ipotizzati dallo Stato su base percentuale.

Ti faccio un esempio per farti capire meglio.

Per il tuo tipo di attività, lo Stato ha stabilito che il coefficiente di redditività è del 78%. Ciò significa che a fronte di un fatturato totale annuo di 20.000 €, il 22% di questa cifra non verrà tassata.

Come mai?

Perché lo Stato ipotizza che durante l’anno la tua attività abbia sostenuto una spesa totale corrispondente al 22% del tuo fatturato.

Leggi anche: Partita IVA estetista: come aprirla in maniera semplice

Pertanto, se le tue entrate totali ammontano a 20.000 €, dovrai pagare le imposte su 15.600 €.

E i contributi?

Poiché la tua figura professionale non ha una cassa di riferimento, per provvedere ai versamenti dei tuoi contributi dovrai iscriverti alla Gestione Separata INPS.

Questa modalità di gestione dei contributi prevede che tu versi un importo pari al 25,98% del tuo fatturato lordo; anche qui, dunque, dovrai fare riferimento al coefficiente di redditività.

L’aspetto vantaggioso della Gestione Separata è che essa non include quote fisse: se mai ti dovesse accadere di non fatturare nulla (mi auguro di no), non sarai tenuto a versare alcun contributo.

In conclusione

Tutto chiaro?

Ora capisci quanto sia importante approfittare di questa possibilità qualora possedessi i requisiti per poter aprire una Partita IVA forfettaria?

Se dovessi avere bisogno di ulteriori chiarimenti, sappi che sono a tua disposizione.

Da parecchi anni ho deciso di concentrare il mio lavoro sul regime forfettario e di fornire assistenza a tutte le figure professionali che operano o desiderano operare all’interno di questo regime fiscale.

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Sarò io stesso a richiamarti dopo qualche ora per cercare di chiarirti qualsiasi dubbio e per esporti le mie vantaggiose tariffe.

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Ti ricordo che per qualsiasi tipo di considerazione, hai la possibilità di commentare questo articolo.

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A presto
Giampiero Teresi

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